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mercoledì 6 giugno 2012

Io, vittima di stalking.-Intervista a Eleonora Giovannini.


Eleonora è una poetessa, scrittrice, giornalista ed ultimamente volto noto della TV per la sua partecipazione in molti programmi (potrete trovarli su Google e ascoltare direttamente la sua voce). La forza di Eleonora è stata soprattutto quella di raccontare la sua esperienza di vittima di stalking; l'ha fatto in TV, in radio, in un libro, continua a farlo attraverso gruppi e pagine su FB (http://www.facebook.com/groups/93261822914/), per aiutare altre persone spaventate, umiliate, picchiate, maltrattate psicologicamente, devastate ad uscire da quell'incubo prima che sia troppo tardi. E', così, diventata punto di riferimento per molte altre vittime di stalking alle quali offre conforto, solidarietà e consigli pratici per aiutarle a non soffrire più. Eleonora è anche una persona dolcissima, umile e forte, donna in ogni sua manifestazione, bella fuori e dentro che vi invito a conoscere attraverso le sue stesse parole. A me hanno dato i brividi e, commossa, la ringrazio.

1) Sei stata vittima di stalking: come te ne sei resa conto?

La consapevolezza è in effetti il primo passo verso la libertà. Essere vittime di stalking non significa semplicemente subire maltrattamenti, ma ha a che fare con uno stato dell’io molto più profondo, con una forma di isolamento progressiva, come un’iniezione a piccole dosi che si traduce in invalidazione. Si smette non tanto di vivere, ma di esistere. Si perdono i riferimenti con la normalità, con la comunicazione, con le cose e con le persone. Quando si soffre di ansia e non si sa il perché, allora qualcosa non va. E’ da questa domanda che ho iniziato il mio percorso di coscienza. Non si sta mai male per caso.

2) Qual è la difficoltà principale per una vittima di stalking?

Una vittima di stalking ha paura anche della propria ombra, teme di aprirsi agli altri perché sente di non essere creduta e di essere giudicata. Lo stalker è un manipolatore abile e razionale, che si nutre delle nostre stesse insicurezze e che pianifica ogni sua azione a priori, strumentalizzando ogni situazione a proprio vantaggio, ma soprattutto screditando la sua preda agli occhi del mondo. Il mondo di cui parlo è rappresentato da coloro che fanno parte della vita della vittima, quindi la famiglia, gli amici. Quando un felino vuole uccidere la sua preda cerca di isolarla per poterla agguantare. Il comportamento dello stalker è simile a quello di un felino.

3) Hai denunciato. Sei stata aiutata dalle forze dell'Ordine?

Ho denunciato cinque volte il mio stalker, ma non sono stata assolutamente tutelata. Ho assistito ad una vera e propria omertà, accompagnata da un’ipocrisia sociale vergognosa. Ho incontrato qualche esponente delle forze dell’ordine in gamba e professionale, ma di altri non posso dire altrettanto. Il mio aguzzino è un maresciallo dei carabinieri, che ora, oltre a non essere mai stato nemmeno trasferito, vanta perfino dell’utilizzo di un alloggio di servizio, con tutti i confort che ne derivano. Al contrario, io, ho arrancato per diverso tempo nel disagio profondo e con una bambina a carico. Ho ricostruito la mia esistenza da zero, con il supporto di una psicologa e facendo appello alle mie risorse personali

4) Quali sono i consigli che senti di dare a chi è vittima di stalking?

Mai accettare la propria condizione, soprattutto mai inventare a se stessi una realtà alternativa inesistente, mai giustificare il proprio stalker. Bisogna affrontare lo stato di cose. Ce l’ho fatta io con un uomo armato, priva di mezzi economici, priva di un lavoro e perfino della patente. Ogni condizione grave è superabile. Vorrei ricordare che è la nostra paura che rende forte un carnefice. Smettere di avere paura vuol dire rendere lo stalker debole. Consiglio inoltre di tessere intorno a se stessi una tela relazionale. Chiedere sostegno ad amici, soprattutto affidarsi ad uno psicologo bravo e competente. Parlarne con un avvocato e denunciare. La denuncia, al di là dei suoi percorsi burocratici lenti, ufficializza la nostra condizione, la tira via dal silenzio e questo dato è molto importante. Non è vero che denunciare è un rischio per la propria incolumità. E’ vero che tacere regala spazio allo stalker.

5) Assistiamo a casi di stalking e femminicidi ormai quasi giornalmente: secondo te per quale ragione?

Io credo che le ragioni siano legate ai mutamenti storici, al percorso di autoaffermazione della donna. Una volta le donne subivano i soprusi culturalmente, oggi abbiamo di fronte una donna che sfugge al controllo ed al dominio maschile. La donna ha un ruolo sociale ben definito, che le conferisce non soltanto dei diritti, ma una propria identità giuridica e personale. Questo dato ribalta drasticamente la vecchia gerarchia sociale.

6) Che cosa non dovrebbe mai fare una vittima di stalking?

Una vittima di stalking deve giocare con le stesse carte che usa lo stalker. Non deve essere impulsiva, non deve “perdere la testa”, non deve spaventarsi, soprattutto non deve comunicare con il suo stalker, poiché non esiste comunicazione con chi controlla la vita degli altri, ma soltanto una spirale psicologica che tende ad indebolire ed annullare

7) Come hai fatto a superare la tua personale esperienza?

Mi sono amata. Ho voluto bene a tutte le mie molteplicità, alla Eleonora donna, madre, femmina e professionista.  L’autostima non è soltanto una bella parola scritta sul libri. E’ il contatto costante della nostra mente con la propria anima. Noi siamo importanti, fondamentali. Abbiamo potere personale, abbiamo un talento da esprimere ed una vita da meritare. Questo è l’obiettivo. Vincere non è semplicemente sopravvivere e salvarsi. Vincere significa pretendere di essere felici.

8 ) Aiuti altre donne: lo stalking ha molte facce e qual è quello più difficilie da riconoscere?

Si, molte donne mi scrivono e si identificano in me. E fanno bene. Io sono l’esempio vivente di una donna che ama se stessa e la propria vita. Lo stalker deve essere riconosciuto dalla vittima, ma anche dalle persone alle quali la vittima chiede aiuto. Alle vittime dico: chi vi ama non vi controlla. Non confondete la protezione con l’isolamento. Non esiste protezione in amore, ma valorizzazione dell’autonomia altrui. Alle persone che osservano dico: lo stalker è l’opposto di ciò che sembra. Diffidate dalle apparenze, da quei modi gentili e puliti attraverso i quali si mostra, ma fidatevi delle richieste di aiuto della vittima, che in apparenza sembra tanto squilibrata emotivamente. E’ soltanto indebolita, confusa e spaventata. Aiutatela, non abbiate paura di chi chiede aiuto.

9) Hai scritto un libro sulla tua esperienza, "Stop", e sei spesso in TV: ciò ti ha tutelata maggiormente o esposta ad altre critiche?

Il mio libro “Stop testimonianza di una vittima di stalking”, è servito a tante donne che lo hanno letto, perché nello stesso esorto al coraggio e dimostro che qualsiasi condizione di abuso è superabile. La scrittura per me è stata l’unica forma di identità. I miei diari, le mie poesie, erano anche allora una finestra sul mondo. Ed ora rappresentano per me una professione. Andare in tv mi è servito tantissimo, è stato come ricevere l’abbraccio di un universo, un modo per uscire dal buio più nascosto e rivelarmi alla luce. E’ stata anche una prova di forza, dove non sono mancati i giudizi, gli attacchi da parte di mitomani, di stalker, di gente affetta da invidia. Ho subito ritorsioni anche a scuola, veri e propri fenomeni di bullismo rivolti a mia figlia.

10) Quanto è cambiata la tua vita rispetto ai sogni che avevi da bambina? Che cosa sogni adesso? 

Io ho avuto una vita costellata da abbandoni. Sono cresciuta in collegio e sono stata adottata a sette anni. Lo stalker sceglie sempre la sua vittima e di solito preferisce circuire quelle già provate o più fragili. La mia vita non è cambiata, è proprio una seconda vita. Per un lungo periodo credo proprio di essere stata morta. Ora sono presente, esistente, guido la macchina e lavoro. Pubblico libri, scrivo per un giornale, collaboro con diversi artisti nel campo del teatro e dell’editoria. Soprattutto sono amata dagli altri, sono amata e cercata. E questo succede a chi ha imparato ad amare se stesso. Sogno di assistere ad una società forte, fatta di donne che sorridono. Molti mi dicono:”ma tu ce l’hai fatta perché hai studiato e sai parlare, sai scrivere”. Rispondo loro: No, io ce l’ho fatta perché ho amato me stessa. Un tempo ero balbuziente e non sapevo esprimermi in pubblico. Non è necessario aver studiato per vivere con gioia. Conta semplicemente credere in noi stessi, che non è una frase fatta dei cioccolatini perugina. E’ prendere atto che ognuno ha un proprio talento e delle risorse personali. Non identificatevi nella mia personalità, ma nelle azioni che vi ho elencato e che portano chiunque allo stesso traguardo.

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