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martedì 21 settembre 2010

Vent'anni fa in un'aula di Tribunale. Per Rosario Livatino.

Vent'anni fa. Un'aula di Tribunale ad Agrigento, un processo definito "impossibile" da tutti: ero stata definita sostanzialmente pazza per ciò che avevo scritto nel mio libro. A definirmi tale un esponente politico. Non ero pazza, lo denunciai. Con fatica riuscii a trovare un avvocato disposto a seguirmi, poi l'udienza. Tre giudici. Uno di questi, uno dei due a latere,  era giovane, molto giovane, ma era già considerato uno che si faceva sentire. Non sapevo nulla di giustizia, ero stata già preparata a non avere riconosciuta la responsabilità di chi ,con un'arroganza che solo una poltrona può dare, si permette qualunque insulto. Inaspettatamente, però, quel giorno fu pronunciata una condanna, fu stabilito che pazza non ero e che quel signore avrebbe pagato.
Nel corridoio, più tardi, incrociai quel giudice a latere, fu un attimo, mi sorrise.
Se io credo nella Giustizia è per quel giudice ragazzino, per il sorriso di Rosario Livatino.

4 commenti:

  1. Grazie per avermelo ricordato. Wikipedia: Non molti giorni dopo la scoperta di legami mafia-massoneria, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo definì sprezzantemente Il giudice ragazzino, e dopo la morte del magistrato l'Espresso sviscerò molti retroscena della faccenda.

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  2. <3 un articolo che entra nel cuore... grazie,per averci ricordato di credere nella giustizia,ed avere speranza.

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  3. Fa male ricordare, amora. E fa male sentire gente che ti dice, pressappoco, che Livatino se l'è cercata. Perché girava senza scorta. Come se fosse normale che un giudice debba essere ammazzato perché fa il suo dovere, come se fosse colpa sua se l'hanno massacrato. Per questo non è possibile accettare l'attacco continuato e sistematico contro la Magistratura soprattutto se proviene dal cosiddetto premier e dal suo Governo. E' un insulto a chi è morto, uno sputo sul suo cadavere.

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  4. Strillina, era davvero un ragazzino. Nel senso di chi è pulito, di chi ancora ha intatti i suoi ideali e crede di poterli portare avanti. Cossiga non poteva capire: è nato vecchio.

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