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giovedì 30 settembre 2010

Pena di morte sì, ma civile.

http://www.corriere.it/esteri/10_settembre_30/iniezione-letale-california_642f40b8-cc66-11df-b9cd-00144f02aabe.shtml
Due esempi di civiltà, ancora dagli Usa e dall'Iran, rispettivamente. Uno stop alle lapidazioni (forse) e un momentaneo alt alle esecuzioni. Perché si ammazza, si continua ad ammazzare ma lo si deve fare in modo pulito.Il farmaco per assassinare sta per scadere, è politicamente molto corretto non usarlo. Come se volessi pugnalare qualcuno con una lama arrugginita. No, non si fa.
E' vero, infliggere sofferenza è un'aggravante per legge e, in questo momento, i condannati a morte stanno comunque respirando un po' di ossigeno supplementare.
Ma noi civilissimi e moderni sostenitori del no alla barbarie e voi, contrari all'aborto e all'eutanasia, voi che vi fate il segno della croce ed avete il posto guadagnato in Paradiso come fate a tacere di fronte a questo?

Restano i simboli padani. "Cosa nostra".

http://www.repubblica.it/scuola/2010/09/30/news/adro_simboli_restano-7568661/?ref=HREC1-7http://www.giornalettismo.com/archives/82744/scuola-adro-simbolo-lega/
No, non toglierà i simboli padani. Sono "cosa nostra", dicono. Non abbiamo motivo per dubitarne.
"A casa mia comando io", ribadiscono ed hanno ragione. Qualcuno può vietarmi di tenere " a casa mia" ciò che mi piace? Ma la scuola non è "casa mia", è pubblica. Tant'è vero che gli stimati 15 mila euro per l'arredo di ogni aula provengono dalle tasche degli Italiani. Tant'è vero che, mentre si attuano tagli indiscriminati (c'è la crisi, si sa), la signora Morrone, casualmente moglie di bossi, riceve uno stanziamento di 800mila euro per la scuola, padanissima, che gestisce.
Vede, Lancini, sarà pure cosa vostra ma la casa no, quella è degli Italiani.

mercoledì 29 settembre 2010

Senza vergogna.

http://www.repubblica.it/politica/2010/09/29/news/giornata_politica-7552465/?ref=HREA-1
E' l'arresa dei conti. Il cosiddetto premier ottiene una fiducia sulle stampelle, toni trionfalistici si sentono dai finiani, indispensabili. Tace Lombardo ma la stessa patente d'indispensabilità non deve dispiacergli. Questo Governo non ha i numeri, b. è finito, la compravendita non è servita.
Bene, perché allora avete votato sì? Perché da mesi continuate a riempirci occhi ed orecchie su quanto siete diversi, fondate partiti e correnti, fate distinguo, v'indignate per i conflitti d'interesse sulla Giustizia e ieri avete offerto l'ignobile salvagente?
Non è vero che in questo Paese manca la democrazia, manca la vergogna.

L'uomo del Ponte ha detto sì

http://www.corriere.it/politica/10_settembre_29/camera-discorso-berlusconi_f373198e-cb94-11df-a93d-00144f02aabe.shtml
Non ha detto nulla di nuovo, si direbbe. Apertura a Fini, cessione alla lega, richiesta, in cambio, di impunità. Tutto come prima? No. Perché c'è un punto sul quale vorrei porre l'attenzione: il Sud. I fuoriusciti dell'UdC che cosa avranno in cambio? Si sono forse mossi per un ideale ( sarebbe la prima volta, ci dicessero quale)? La risposta potrebbe essere contenuta nell'accelerata improvvisa alla costruzione del Ponte?
Che farà uscire il Meridione dalla crisi che lo attanaglia? Che gli darà finalmente la possibilità di risollevarsi? A chi serve quel maledetto ponte che i Siciliani non vogliono? Affoghiamo nell'immondizia, non c'è acqua, non c'è lavoro, le strade sono rattoppate, ma l'interesse unico  è costruire un ponte che ci consenta di emigrare a piedi invece che sul traghetto.
Cui prodest?

Fabrizio Corona e lo schifo.

http://www.corriere.it/spettacoli/10_settembre_28/moric-intervista-su-corona-mora_f7c97cb2-caf9-11df-8d0c-00144f02aabe.shtml
La notizia non ha dignità di notizia, che cosa fa Mora con i suoi soldi interessa lui e i possibili eredi. Altrettanto dicasi di Fabrizio Corona, che cosa fa con il suo corpo interessa lui e al limite il suo partner. Quel che ha rilevanza, invece, è la reazione di chi commenta la non-notizia. La delusione delle fan, la smentita dell'interessato, la preoccupazione dell'ex moglie a che il figlio non venga a sapere (motivo per cui si affretta a rilasciare dichiarazioni pubbliche: coerente, non c'è che dire). Non bastasse tutto questo, che è già troppo, a più riprese sento e leggo la parola "schifo". Francamente non capisco. Mora non incarna sicuramente il mio ideale estetico, ma schifo? Ho come il sospetto che la riprovazione per l'eventuale relazione fra i due non riguardi affatto l'ipotesi che Corona abbia sfruttato l'agente, ma la rivelazione in sé dell'essere bisessuale. E questa è la notizia. Corona può guidare senza patente, può fregarsene beatamente della Giustizia, non può assolutamente essere sfiorato dal sospetto di non essere virile al cento per cento.
Promette che darà prova di non essere gay, l'imputato. Ma da quando è un reato? Da quando l'omosessualità è un insulto?
Corona saprà sicuramente trarre vantaggio da questa storia, ma non si sta facendo un buon servizio a chi viene discriminato, insultato, picchiato per i propri gusti sessuali.
E' questo che mi fa schifo, sinceramente.

I disabili e il professore nazista (senza ipocrisie)

http://www.corriere.it/salute/disabilita/10_settembre_29/disabili-scuola-rupe-tarpea_2e713a40-cb8e-11df-a93d-00144f02aabe.shtml
Si possono negare cinque minuti di celebrità a qualcuno?
Sul palco delle idiozie c'è posto per tutti, oggi la palma spetta a questo professore.
Che discetta sulla possibilità di sbarazzarsi del problema disabili senza ipocrisia e con tanto sano realismo, rifiutando sdegnato l'etichetta di razzista. Perché non è razzista, è eugenetico. Se dobbiamo creare una società sana, in sostanza, che ce ne facciamo di questi malati? Intralciano. Ergo, riprendiamo il sano esempio della rupe Tarpea e buttiamoli giù da lì. Ha torto l'esimio? Non è un ragionamento logico il suo?
Il problema non è l'integrazione del disabile o i disturbi di cui chiaramente soffre il novello nazista; la questione riguarda la liceità di poter dire (in questo caso addirittura scrivere su un social network) tutte le scempiaggini che passano per la mente, appellandosi o al diritto di opinione o ad una presunta mancanza di ipocrisia.
C'è differenza fra chi ruba di nascosto e chi lo fa alla luce del sole, gloriandosi del reato compiuto?
Certo che c'è: il primo è un comune ladro, il secondo un ladro non ipocrita. E' questa la logica imperante e deviante. Commetto un reato, di qualunque genere, poi non solo non mi pento quando mi fanno rendere conto (da soli non ci arrivano, è provato) che sono un delinquente; voglio essere considerato un eroe che ha saputo valicare i confini del vivere civile. Voglio essere premiato per il mio reato se no siete voi ad essere ipocriti, permalosi e anche un pelino razzisti e intolleranti.
Io non so che cosa possa insegnare questo professore in classe, non so che esempio possa dare ai suoi figli (spero diverso da quello che ha ricevuto dal suo di padre, maestro elementare, a sua volta), so che in quella discussione era presente un genitore di un disabile che ha chiesto un soprassalto di dignità umana e civile. Invano. Perché non sono capaci di dignità.
La sua protesta, per essere stato insultato, (lui, il docente) si chiude con la promessa indignata che userà FB, d'ora in poi, solo a scopi ludici. Non ritengo sia giusto: lasciategli la facoltà di fruire come vuole del social network, ma toglietelo dalla scuola. Subito.

lunedì 27 settembre 2010

Sakineh sarà impiccata: non nel mio nome.

http://www.corriere.it/esteri/10_settembre_28/sakineh-condanna-morte-impiccagione_a9b327c8-cac0-11df-8d0c-00144f02aabe.shtml
Aveva negato ci fosse stata una sentenza contro Sakineh. In attesa di acquisire legittimità per ammazzarla. Ora chiede che non ci siano strumentalizzazioni politiche, dopo aver strumentalizzato l'assassinio di Teresa Lewis per giustificare il suo. E' ancora una volta una partita sporca, maledetta, infame che viene giocata sulla pelle delle donne. E non si può tacere. Non esiste un omicidio legittimo, né se proviene dagli Stati Uniti né dall'Iran. E' l'applicazione della legge barbara del taglione e il no deve essere gridato ancora più forte. Perché è ricattatorio. Perché si fonda sull'illogico assunto che se ammazzi tu lo posso fare anch'io. Perché si sta cercando ogni pretesto per ammazzare una donna con il nostro consenso. Non vi sta bene la lapidazione? La impicchiamo. Non regge l'accusa di adulterio? C'è quella per omicidio. Sakineh sarà impiccata per assassinio, quello di Teresa Lewis. Ma non l'ha ammazzata lei.

Mozione di sfiducia a bossi: la rivoluzione con il clic

http://www.repubblica.it/politica/2010/09/27/news/bossi_romani-7470883/?ref=HRER1-1
Il PD presenterà una mozione di sfiducia in seguito al nuovo insulto di bossi. E' un segnale non solo positivo ma indicativo di una nuova via intrapresa dalla politica italiana. Positivo perché mette un freno non solo alle idiozie partorite da un individuo indegno di rappresentare gli Italiani ma anche alla possibile reazione di chi non vedendosi tutelato dalle Istituzioni potrebbe reagire in modi estremi. Nuovo perché arriva in risposta alla sollevazione del popolo della rete: le prime prese di posizioni erano state indubbiamente di rigetto, ma per arrivare alla sfiducia si è passati attraverso una mobilitazione che ha visto protagonista il web con la formazione di gruppi, con la richiesta di risarcimento danni e di dimissioni. Vero, in una democrazia matura dovrebbe essere la politica a dare le linee-guida all'elettorato, non dovrebbe mai seguire la pancia del popolo, ma noi non siamo affatto in una democrazia matura e gli umori della gente vengono usati ed abusati per i propri giochi di potere. In molti hanno ironizzato spesso sulla "rivoluzione con il clic": non solo è possibile, sta già avvenendo.

Le inchieste e le intimidazioni. Intervista a Gianni Lannes

D: La tua ultima inchiesta si occupa del caso Barilla e
l’'amianto presentenello stabilimento di San Nicola di Melfi: possiamo spiegare
la gravità  del problema?

R: A rigor di cronaca le ultime due inchieste pubblicate
toccano il tema della libertà, del controllo sociale, del
potere senza vincoli, in altri termini del militarismo
imperante e dilagante da occidente a oriente. Di che parlo?
Rivelazioni disarmanti: “Europa: super polizia militare
sotto lo zio sam” e “Indirizzi in vendita”. Quanto
alla nota multinazionale industriale del cibo si è
trattato semplicemente di un reportage a San Nicola di Melfi
in provincia di Potenza. Sono sbarcato nuovamente in Lucania
solcando nell '’intimo questo meraviglioso e saccheggiato
territorio per raccontare la quotidianità della
metamorfosi predatoria. Alla Barilla c’'ero già stato due
anni fa per conto del quotidiano La Stampa. L’11 ottobre
2008, infatti, quel giornale ha pubblicato la mia inchiesta
in prima pagina. Non ho più gli aggettivi per definire
questa situazione: uno stabilimento di prodotti alimentari
imbottito di amianto a perdere notoriamente cancerogeno.
L'’asbesto è stato messo al bando in Italia nel 1992 con
la legge 257. L'’amianto alla Barilla (controllata al 49%
dalla famiglia elvetica Anda dedita al traffico di armi) –
come attestano i riscontri tecnici – è ormai friabile.
Purtroppo l’'inalazione anche accidentale provoca danni
mortali (mesotelioma pleurico). I fratelli Barilla negano
l’'evidenza; anzi tramite lo studio legale Mariconda
Vincenzo di Milano pretendono che rimuova il testo.
Oltretutto un poliziotto del commissariato di Melfi, tale
Antonio Pennella, che si era materializzato mentre affondavo
il bisturi fotografico sull'’azienda di Parma, mi ha
telefono per chiedermi di soprassedere, ovvero di non
scrivere quanto avevo scoperto e verificato il 7 settembre
2010. Il questore di Potenza mi ha  personalmente assicurato
che l’'agente di polizia è stato sospeso dalle funzioni.

D: E'’ emergenza rifiuti: ti opponi agli inceneritori,
quali soluzioni proponi?

R: Premessa: non ho la bacchetta virtuale come Berlusconi o
Vendola. Il caos affaristico è stato creato a tavolino da
multinazionali (la piovra Waste Management sbarcata dagli
Usa negli anni ’80) del settore e dalla partitocrazia
imperante nel Belpaese. Nell’'anno 1993 l’'Italia ha
quotato in Borsa i rifiuti, iniziando contestualmente a
truccare le regole in materia merceologica; in sostanza
trasformando le scorie in “merci”. Le infrazioni
dell'’Ue non si contano ormai più, ma a pagare siamo solo
noi cittadini. Un esempio a portata di mano?
L'’inceneritore di proprietà della Marcegaglia realizzato
illegalmente a Massafra in provincia di Taranto. Ovvio: i
rifiuti  (rsu: solidi urbani) sono una risorsa – lo
attestava già nel 1982 il DPR 915 – occorre dunque
recuperarli modificano a monte il ciclo di produzione.
Soluzioni semplici nel breve periodo: drastico
ridimensionamento del nostro stile di vita, raccolta porta a
porta. Insomma: Vedelago docet, tanto per aprire le danze e
rinunciare immediatamente al superfluo. Al bando
l'’oligopolio degli esperti a pagamento. Gli inceneritori
chiamati impropriamente “termovalorizzatori” aggravano
il problema disperdendo nell’'atmosfera e non solo
l’'inquinamento a base prevalentemente di diossine
cancerogene e bioaccumulabili, furani, nanoparticelle,
esaclorobenzene, eccetera eccetera. E'’ pura follia
dissipare l'’energia termica.

D: Perché ad occuparsi d’ambiente si ricevono minacce e
si viene isolati?

R:Lo svilimento della Natura è l’'ultimo affarone del XXI
secolo a scapito dell’'umanità. Chi tocca muore.

D: Come spieghi il silenzio della ministra Prestigiacomo su
questioni così
importanti?

R:L'’attuale responsabile pro tempre del dicastero
“ecologico” vanta macroscopici conflitti di interesse in
materia di degrado ambientale e azzeramento della vita di
chi lavora. Dubitate? Fate un salto a nord di Siracusa. La
Prestigiacomo è stata piazzata dal piduista di Arcore,
tessera numero 1816.

D: Traffico d'’armi e ambiente: qual é il legame?

R:Scontato: lo sfruttamento della Terra ed il controllo
dell'’umanità. La giornalista Ilaria Alpi ed il cameraman
free lance Miran Hrovatin sono stati assassinati dai sicari
di questo sistema internazionale (potere
economico+Stati+servizi segreti+organizzazioni criminali)
perché rischiavano di evidenziare le rotte finali
(intersecanti) che dal crasso occidente muoiono in Somalia
(e nei paesi del terzo mondo, Mezzogiorno d’'Italia e
Mediterraneo compreso). Addirittura il presidente di una
commissiona bicamerale, ossia Carlo Taormina ha assoldato
come consulente – retribuito dagli ignari contribuenti –
Giancarlo Marocchino uno dei principali sospettati del
duplice omicidio. Ricordate com'’è finita nel 2006?
Secondo il Tao i due italiani erano in vacanza, uccisi da
rapinatori integralisti islamici. Proprio il 18 marzo 2006
il quotidiano" Il Manifesto"  ha pubblicato una mia inchiesta
al riguardo titolata "“Il secondo omicidio di Ilaria,
targato Taormina"”.  Questo approfondimento doveva essere
pubblicato dal Corsera, ma alla fine i colleghi di via
Solferino non hanno mostrato coraggio.

D. In che modo hanno cercato di fermarti e chi ti ha
sostenuto?

R:Tentativi di corruzione (un imprenditore in seguito
arrestato, vale a dire Rocco Bonassisa, mi aveva offerto 600
mila euro nel 2008 per non portare a termine
un’inchiesta). Censura, minacce di morte e alcuni
attentati. Non è tutto: uno stillicidio di intimidazioni
non ancora arrestato nonostante le denunce circostanziate e
la tutela del Ministero dell’Interno dal 22 dicembre 2009.
Non so quanto potrà durare. Se mi accadrà qualcosa di
spiacevole avrà le sembianze di un incidente. Beninteso:
non ho alcuna intenzione di suicidarmi, ma di portare a
termine l'’inchiesta sulle navi dei veleni, nonostante il
disimpegno dell'’intero ceto politico italiano, l'’assenza
di finanziamenti per le ricerche, ma soprattutto i muri di
gomma istituzionali. Sostegno? Pochi amici. Sono libero,
indipendente, autonomo. Non serve a nulla la solidarietà a
parole, se non a delegare all'’altro una responsabilità
gigantesca.

D: Quali sono le inchieste di cui sei più fiero?

R: Cito solo un caso. Il lavoro di approfondimento che ha
corroborato il mio libro "NATO: COLPITO E AFFONDATO: una
strage di stati della Nato tuttora impunita, su cui vige un
duplice segreto (militare e civile).

D: Può esistere una politica pulita?

R: Non basta ripulire il parlamento, comunque infestato di
ladri, mafiosi e piduisti. L'’etica e le idee da praticare
per il bene comune sono fondamentali. Forse è un segno dei
tempi. Tutto va consumato velocemente, tutto deve procedere
a un ritmo accelerato. E a contare ogni giorno è
l'’organizzazione e l’'efficienza, la visibilità, il
calcolo del rapporto costi e benefici, l’'appetibilità
dei prodotti. Purtroppo ci rapportiamo agli altri in
qualità di merci. Conta solo chi vince? Si può smettere
di pensare solo ad essere più veloci, più alti e più
forti, o forse più furbi e scegliere di procedere più
lentamente, più in profondità, con più dolcezza.

D. Quali sono gli argomenti che non si devono toccare in
Italia?

R:Petrolio e nucleare: Enrico Mattei, Mauro De Mauro, Pier
Paolo Pasolini, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Natale De
Grazia… Vittime eccellenti.

D: Qual è il dovere di un giornalista? Tocca a lui
denunciare?

R:Ad un cronista si chiede di raccontare i fatti, di spiegarli
con riscontri documentabili; in ultima istanza di
controllare il potere. Per dirla con Giuseppe Fava, un
maestro del mestiere assassinato dalla mafia a Catania il 5
gennaio 1984: “Io ho un concetto etico del giornalismo. Un
giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni,
frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il
buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o
per calcolo, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani
che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le
sopraffazioni, le corruzioni, e le violenze che non è
stato mai capace di combattere”. Occorre il più
possibile dire la verità. Quella scomoda, quella che
urtica, quella che obbliga al realismo. Possiamo fare
qualcosa? Ho il dovere di sperarlo e di essere contagioso. A
questo serve la cultura. Insieme possiamo piantare un seme
importante. Insieme possiamo iniziare a mutare le cose.
L'’unico modo di combatter la paura di tanti è costruire
speranze non solo per pochi. Il bene di tutti viene prima
dell’'interesse (economico) di pochi privilegiati. Avanti:
il destino è nelle nostre mani. Su la testa.
http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Lannes

Se i Romani sono porci.

http://www.repubblica.it/politica/2010/09/27/news/bossi_romani-7470883/?ref=HREA-1
All'attacco di Montezemolo, che gli rimproverava l'uso di slogan e zero fatti, Bossi reagisce nell'unico modo che conosce, un nuovo insulto. Ai Romani. Che sarebbero porci. Tutto va bene per mascherare il fallimento di un incapace. Urlare, insultare, alzare il medio, tutto purché non si mostri che la Lega ha difeso Cosentino, ha permesso il proliferare delle mafie a Nord, non fa nulla nell'interesse di chi l'ha votato.
So che ci sono problemi più urgenti di cui occuparsi, ma proprio per questo non sarebbe il caso di rivedere la Basaglia?

Beati i poveri. Ratzinger in Sicilia.

Ratzinger verrà in Sicilia presumibilmente per sollevare lo spirito di quanti vivono in miseria. A chi ha fatto notare  lo spreco di denaro pubblico per questa visita è stato risposto che gli Italiani pagano i pranzi dei magistrati. Ora, non vorrei davvero togliere il piacere a Benedetto XVI di rifocillarsi a mie spese, ma ottantamila euro per la copertura dei birilli del Foro Italico che significa esattamente?

Se è l'imputato a decidere sulla Giustizia.

Non si può dire che gli manchi la chiarezza: "Bloccare i processi del premier", questa l'urgenza per Ghedini. Ovvio, è pagato per quello. Ma Alfano? Il resto del Governo? Si ricordano che sono stati eletti dal popolo e non da b.? Certo, se il cosiddetto premier va in galera si ritrovano senza poltrona. Ma possibile che non abbiano nessuna fiducia nelle loro capacità di riciclarsi? Eppure gli esempi da seguire ci sono.
Morto un padrone se ne trova un altro. Facilmente. Perché gli Italiani dimenticano e perdonano.
Gli Italiani neanche si accorgono che un imputato in un processo è logicamente parte in causa, ha un interesse lampante a che venga chiusa la questione non con un giudizio di assoluzione ma con un'elusione del giudizio stesso.  Il conflitto d'interesse non riguarda solo l'abuso dei media, è connaturato in un uomo che non sa distinguere e non fa distinguere il suo privato dalla cosa pubblica. Permettereste a Riina di decidere sull'ergastolo? Ai suoi avvocati di disquisire sulle restrittività impostegli?
Permettereste al padrone di un'azienda di decidere unilateralmente a quali condizioni deve assumervi prescindendo dal vostro diritto alla sicurezza, ad una giusta retribuzione, ai contributi previdenziali?
Permettereste alla Juventus di imporre le sue regole per arbitrare una partita di calcio?
Permettereste al vostro ex compagno di decidere lui i termini della separazione e dell'eventuale affidamento del figlio?
Permettereste all'Enel di legiferare su quanto ogni utente deve versare per l'uso della corrente elettrica?
Perché, allora, si sta permettendo che un indagato decida se essere processato o no? Perché?
http://www.repubblica.it/politica/2010/09/27/news/stop_processi-7463577/?ref=HREA-1

domenica 26 settembre 2010

I poveri di Ratzinger.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2724&ID_sezione=524&sezione=
In ottemperanza con l'assunto che Dio ama i poveri, ribadito oggi probabilmente affinché godiamo (ma non eccessivamente) della nostra attuale condizione, poco scelta ma non importa, Ratzinger incontra i il notoriamente bisognoso Gotti Tedeschi, presidente dell'IOR sotto inchiesta per riciclaggio a cui non manca di esprimere la propria solidarietà. A quando l' udienza con Briatore?

7 giorni : le domande.

Uno sguardo  a ciò che è accaduto in settimana serve a ridare un senso alla prospettiva. Ci fanno vivere affannati sul presente, alla rincorsa dell'"ultima ora", della notizia da fagocitare e dimenticare. Riappropriamoci del tempo, il nostro: Lancini ad Adro, per rimuovere i simboli padani vuole l'ordine di Bossi, li ha tolti adesso? Gelmini, in Lombardia, stringe un patto con La Russa per addestrare nelle scuole statali i nostri ragazzi a pratiche militari: si è ravveduta? Respinta la richiesta di utilizzo delle intercettazioni per Cosentino fra assenti e franchi tiratori: hanno spiegato? Giovanardi accusa le coppie gay di favorire la compravendita di bambini: dove sono le prove? Marcegaglia rilancia l'allarme sulla crisi: chi le ha risposto? Muore un altro detenuto in prigione : perché? Roghi di immondizia a Napoli: non era tutto risolto? Ammazzata in Virginia Teresa Lewis nell'indifferenza generale: dov'è la differenza con Sakineh?  Ricorre l'anniversario della morte di Livatino nel silenzio generale: possibile?  Parla, con un videomessaggio atteso per un giorno, il Presidente della Camera sull'affare casa a Montecarlo: chissenefrega?

La trappola mediatica. Una giornata in attesa del nulla.

Non so a voi ma a me Internet serve principalmente per avere notizie, possibilmente non filtrate dal punto di vista dell'editore o del conduttore. Credevo che la rete me lo potesse, in buona parte, permettere. Guardi i lanci di agenzie, sono fatti, distinti dalle opinioni. Ieri ho assistito, però, ad un fenomeno che ha dell'inverosimile. Non mi è interessato moltissimo dei problemi di Fini con suo cognato, lo ammetto. Per me il problema "casa" coincide essenzialmente con il dramma di chi deve pagare il mutuo o lavora quasi esclusivamente per permettersi l'affitto di un monolocale che sia appena appena dignitoso. Ho evitato accuratamente di farmi prendere dalla trappola mediatica che vuole ad ogni costo concentrato lo sguardo su un'Italia che non è reale. Ci ho provato. Ma di fronte all'attesa di un video, attesa protrattasi per tutta una giornata, di fronte al silenzio carico di aspettativa ho ceduto. Ed ho aspettato. Intanto a Roma si svolgeva la manifestazione contro la vivisezione; intanto in Calabria si gridava "no" alla 'ndrangheta; intanto Marcegaglia rilanciava l'allarme sulla crisi.
Allora ho capito che l'informazione della rete tutto è fuorché neutrale. Che la libertà che ci viene propinata non esiste se altri hanno deciso per noi quali sono le notizie di cui dobbiamo interessarci. La patina di rispettabilità della notizia (si tratta di politica mica di showbiz o calcio) è appunto il velo spesso con cui si occulta la realtà che ci circonda. Non so se Fini sia parte di questo gioco di manipolazione, non voglio cadere nella trappola opposta del complottismo. Ha parlato, costretto o no non m'interessa punto, ora basta, però. Torniamo all'Italia reale, al cittadino con i suoi veri problemi. Che non ha una casa a Montecarlo.

sabato 25 settembre 2010

Lotta al terrore e xenofobia

http://www.corriere.it/esteri/10_settembre_25/svezia-aereo-con-bomba-bordo_0cdaf2fa-c877-11df-9516-00144f02aabe.shtml
Il mondo è sicuramente cambiato dopo l'11 Settembre. In peggio, altrettanto sicuramente. Ma mi chiedo che cosa sia esattamente il terrorismo. E a chi serva. E' da dieci anni quasi che viviamo con il terrore del terrorismo, che guardiamo con sospetto chiunque, accanto a noi, abbia un colore diverso dal nostro. L'ondata xenofoba non può essere spiegata con i semplicistici slogan del "ci invadono, ci ammazzano, ci convertono". Esiste il fondato pericolo di attentati, nessuno lo può negare. Abbiamo dato il nostro assenso per essere controllati negli aeroporti, abbiamo rinunciato alla nostra privacy, abbiamo tenuto alta la guardia contro l'invasore. Non sarebbe ora di smetterla? Con l'allarmismo si corre il rischio di non essere più credibili ed intanto fomentare le paure più profonde (spesso inconfessate) della gente. Non è insano combattere il terrorismo con un'abbondante opera di terrorismo?
Ieri è stato l'attentato (inesistente) in Inghilterra al Papa, oggi l'aereo fermato con un cittadino di origini pakistane arrestato e si vorrebbe tanto conoscere con quale motivazione. Ci hanno chiesto denari, la nostra libertà, controlli su controlli. Tutto bene, gli strumenti li hanno. E' troppo chiedere che la smettano di terrorizzarci per difenderci dal terrorismo?

venerdì 24 settembre 2010

L'inno e la propria identità.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2010/24-settembre-2010/gobbo-sindaci-basta-inno-d-italia-1703823285805.shtml
E' difficile spiegare il disgusto che prende al nuovo attacco legaiolo contro l'Italia. E' difficile perché si deve far ricorso a valori facilmente collocabili a destra. Il patriottismo, il legame al tricolore, la difesa dell'inno sono patrimonio dell'area politica più conservatrice, quella che sta al Governo, appunto. Allora ti coglie il dubbio, lo spaesamento: ma questi non sono alleati? Ed io che non li sostengo dove sto?
Non so se faccia parte di un loro progetto destabilizzante, ma credo che la mancanza di chiari punti di riferimento sia uno dei mali più gravi di questa politica. Avendo abbracciato qualunque ideale facesse comodo si spostano trasversalmente a destra, sinistra, centro senza quel minimo di coerenza che ti possa far capire chi sono esattamente. Difendono i valori della religione cattolica e pregano il dio Po; si dichiarono contrari ai privilegi della casta e abusano di auto blu; dichiarano fedeltà al loro Governo e se ne distaccano ogni giorno con iniziative personali; militano contro le mafie e votano no all'utilizzo delle intercettazioni per Cosentino; chiedono il rispetto delle norme civili e il loro leader alza il medio un giorno sì e l'altro pure.
E' paradossale che a difendere l'inno di Mameli e a frenare l'onda Italiofoba sia La Russa. E' paradossale e incoerente: perché al dissidente Fini è stato più volte rimproverato il non allineamento con le linee guida del partito, ne è stata chiesta l'epurazione, il silenzio, le dimissioni. Perché a questi no?
Il dubbio di concordare con La Russa (lacerante, lo ammetto) viene immediatamente risolto perché l'ineffabile si permette una battuta orribile, in puro stile fascista, prendendo spunto dal cognome del sindaco legaiolo, Gobbo ("raddrizzeremo le sue parole", possiamo immaginare il ghigno soddisfatto per la boutade partorita). Rimane quello sulla propria identità politica: se difendo l'inno sono di sinistra, di destra, di centro, riformista, all'opposizione, filogovernativo?
Con buona pace dei vari schieramenti che non esistono ormai più, ritengo di essere semplicemente italiana.

Ammazzata Teresa Lewis. Con civiltà.

http://www.corriere.it/esteri/10_settembre_24/teresa-lewis-condanna-morte-usa_308fb448-c79a-11df-9bef-00144f02aabe.shtml
"Quando è entrata nella stanza ha alzato gli occhi, guardandosi attorno, terrorizzata. Alcuni ufficiali hanno cercato di calmarla accarezzandole le spalle".
Come un animale al macello. Civiltà è un'iniezione al posto delle pietre?
Non nel mio nome.

Pluralismo a senso unico. Masi contro Santoro

http://www.repubblica.it/politica/2010/09/23/news/santoro_gi_scontro_con_masi_vaffa_in_diretta_il_dg_furioso-7371484/?ref=HREC1-3
Premetto che non condivido del tutto il monologo di Santoro. Credo, cioé, per riprendere il suo esempio, che sia giusto far sentire "tin" e "ten" dei bicchieri informativi e poi lasciare allo spettatore la possibilità di scegliere fra quale dei due suoni sia quello più eufonico. Questa è la mia, personalissima, idea di corretta informazione. Che non significa non avere dentro di sé già scelto il proprio punto di vista, significa solo consentire agli altri di condividerlo o no dopo un'analisi plurale dei fatti e delle opinioni.
A questo punto, però, sorge una domanda: perché questo rispetto dell'altrui opinione non è invocato per altri programmi d'informazione? Il Tg1 di Minzolini è eco fedele del Governo: perché Masi non s'indigna e non s'impunta per difendere il diritto dello spettatore della Tv pubblica ad avere un'informazione corretta? Perché non grida allo scandalo quando il cosiddetto premier irrompe telefonicamente invadendo, non invitato, tutto lo spazio e non consentendo a nessuno, non dico di contraddirlo, anche solo d'interromperlo? Assistere a questi spettacoli umilianti di servilismo senza che nessuno si opponga fa male.
Forse che Masi non ha mai assistito ad una puntata di "Porta a porta"? Forse che il Tg 1 non rientra fra i suoi programmi preferiti? Lo capirei. Ma il telespettatore italiano li guarda, sempre meno, per fortuna, aggiungo. E inizia a sentirsi preso in giro. Perché non si può chiedere coerentemente a Santoro di fare una trasmissione pluralista ed intanto permettere che altri siano la cassa di risonanza per questo Governo. Non si può se si ha un minimo di decenza.

giovedì 23 settembre 2010

Lotta alla mafia. Intervista a Giulio Cavalli

Giulio Cavalli ha 33 anni, ma è da almeno dieci anni che fa sentire forte il suo impegno a teatro, attraverso la scrittura, in politica. Un impegno che l'ha portato a denunciare, incessantemente, il marcio che sta consumando l'Italia. Perché la mafia non è solo a Sud. Oggetto di intimidazioni mafiose, dopo la messa in scena nel 2008 di "Do ut des", in cui racconta dell'ascesa di un aspirante picciotto a sindaco di Mafiopoli, è stato eletto consigliere regionale nelle fila dell'IdV per la Lombardia. Fonda il primo gruppo interistituzionale che si occupa di indagare sulle infiltrazioni mafiose negli appalti per l'Expo 2015. Chi lo segue su FB assiste ad una messe spaventosa di continue denunce attraverso ogni mezzo, in una profusione di energie che ha dell'incredibile. E senti che ci crede. Nonostante le minacce, o forse proprio per quelle, Giulio non si ferma, è instancabile, indomito. Ed allora ci devi credere anche tu. Glielo devi.


D: Spetta ad un artista denunciare le connivenze mafiose? E' giusto che tu o Saviano siate oggetto d'intimidazioni?

R: Credo che spetti a tutti. Che sia un errore grossolano delegare questa battaglia solo alle forze dell'ordine e alla magistratura e che potrebbe essere finalmente giunta l'ora della consapevolezza che per vincere bisogna che ognuno faccia la sua parte. Secondo la propria professione, come dice l'articolo 4 della nostra costituzione. E non abituarsi a trovare ingiuste le minacce a chiunque.
 
D: La mafia settentrionale è diversa da quella che ci viene mostrata nelle fiction?
R: E' la stessa. Che al Nord arriva per fare affari. Che ha bisogno di nascondere soldi e ci riesce solo dove circolano molti soldi. al nord, appunto
 
D:Sei consigliere regionale in Lombardia. Chi hai al tuo fianco e chi ti ostacola nella denuncia delle infiltrazioni mafiose?
 
R: Nel Consiglio Regionale Lombardo il problema della criminalità organizzata è praticamente assente nell'agenda politica del centro destra e svilito a bassa propaganda in molti uomini del centro sinistra.
 
D:Al Nord c'è lo strapotere della Lega. Come si spiega il proliferare di attività mafiose con i loro proclami?
 
R: La Lega ha costruito la propria politica parlando di un'ipotetica superiorità del Nord nei confronti del Sud. Oggi ammettere che gli imprenditori e i politici lombardi sono corruttibili come (e forse più) dei colleghi meridionali sarebbe come ammettere il proprio fallimento politico. Che nei fatti si è già avverato da tempo.
 
D: Si può fare politica e rimanere puliti?
 
R: Questo è un giochetto infame che viene ventilato spesso. Spesso più dai vip dell'antimafia che dagli altri. Mafia è politica: senza la politica la mafia non esiste, quindi la buona politica è uno degli strumenti per l'antimafia. Se la politica "sporca" era sporco Peppino Impastato? Era sporco Pio La Torre? Era sporco il sindaco Vassallo? Non credo.
 
D: Per sconfiggere la mafia quali provvedimenti dovrebbe attuare il Governo?
 
R: Il Governo dovrebbe almeno cominciare a NON fare provvedimenti che sicuramente negli ultimi anni hanno favorito le mafie: lo scudo fiscale, la continua delegittimazione della magistratura, l'impoverimento cronico di uomini e mezzi nelle forze dell'ordine. 
 
D:Quali sono le priorità del Paese?

R: Lavoro, rispetto della Costituzione, Legalità e Responsabilità. Se dovessimo dirla in poche righe un recupero di cittadinanza consapevole.
 
D: Noti anche tu un risveglio delle coscienze?
 
R: Io sono molto ottimista. Girando l'Italia vedo giovani e non che hanno un'energia incredibile e lavorano con ostinazione a questa rivoluzione morbida.
 
D:Che cosa ti spinge a non desistere?
 
R: I miei figli.
 
D:Ti senti (ti fanno sentire) solo?
 
R: Spesso. Più gli amici falsi cortesi che i miei nemici dichiarati. 

Esordienti: istruzioni per l'uso- Intervista ad Antonio Franchini


Antonio Franchini è editor della Narrativa italiana per Mondadori. A lui è affidata la sorte di migliaia di scrittori esordienti che inviano i loro manoscritti alla casa editrice più importante d' Italia. Per sfatare alcuni miti che circolano senza posa e per dare un piccolo aiuto a quanti desiderano vedere pubblicata la loro prima opera, lo interpello. Le sue risposte sono sincere e secche. Alcune inaspettate.
D: Tutti i testi che vi arrivano vengono letti?

R: No.

D: Per un esordiente meglio provare con una grande casa editrice o con una minore?

R: Ormai le case editrici grandi e quelle più piccole cercano le stesse cose.

D: Serve avere un agente?

R: Se si è uno scrittore già affermato, sì. Se no,  conviene solo quando l'agente si prende carico del vostro lavoro perché ci crede e si offre di proporlo agli editori.

D: Sfatiamo un mito: un autore di sinistra può pubblicare con Mondadori?

R: Sì.

D: Altro mito: serve la raccomandazione?

R: No, serve solo ad avere un rifiuto gentile.

D: Quante pagine lette servono per capire se un testo è valido o no?

R: Dipende. A volte si capisce subito, a volte bisogna leggere tutto.

D: E' più importante la qualità dell'opera o la sua commerciabilità?

R: Un'opera può avere una grande qualità letteraria ed essere poco vendibile, ma un'opera molto vendibile ha sempre una sua qualità. Non è una qualità letteraria, è una qualità d'altro genere, ma comunque c'è.

D: Esistono i casi letterari costruiti a tavolino?

R: No.

D: La narrativa maschile è diversa da quella femminile?

R: Da un punto di vista ontologico, evidentemente no. Da un punto di vista pragmatico, probabilmente sì. Da un punto di vista commerciale, i maschi quasi non leggono narrativa.

Assenti, missionari e segreti

http://www.corriere.it/politica/10_settembre_22/cosentino-richiesta-uso-intercettazioni-camera_71505884-c623-11df-89af-00144f02aabe.shtml
Le "irrilevanti" intercettazioni non sono state ammesse. Perché, se qualcosa non è rilevante è ovvio che un intero Governo combatta per non utilizzarle. Ed è altrettanto ovvio che il cammino verso la giustizia debba essere sempre così tortuoso mentre s'invocano processi brevi. Lasciamo da parte, quindi, le ovvietà. Andiamo a ciò che tanto ovvio non è: perché lo scrutinio segreto? Perché io cittadino non posso sapere come ha votato chi ho demandato a rappresentarmi? Perché si nascondono e chi si nasconde? E il "no" finale quanto deve appunto alla pusillanimità di chi ha presumibilmente stretto accordi in segreto?
Spuntano i nomi degli assenti e dei missionari.
Intanto Cosentino chiede che si acceleri il processo, ora. Ma si ritorna alle ovvietà.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/opposizione-ecco-gli-onorevoli-assenti-in-aula/2134783

mercoledì 22 settembre 2010

Se la scuola t'insegna a sparare.

http://www.famigliacristiana.it/Informazione/News/articolo/la-scuola-militare.aspx
Si era fatta più o meno sentire nel caso della scuola di Adro infestata dai simboli padani, qualcuno si era forse illuso che avesse capito finalmente l'importanza del suo ruolo, ma la ministra Gelmini non demorde e rilancia con un accordo stipulato con il Ministero della Difesa che prevede delle simpatiche esercitazioni militari per i nostri ragazzi (liceali, ci fanno sapere: perché non iniziare dall'asilo, timidoni!). Divisi in gruppi (non si sa se con apposita divisa e marcetta di sottofondo) si dovrebbero allenare, dopo il corso teorico, anche praticamente a seguire percorsi ginnico-militari, tirare con l'arco, sparare con pistole ad aria compressa. Il tutto ricompensato dal credito formativo e introdotto nell'attività di "Diritto e Costituzione" che, evidentemente, c'entra tantissimo. Per rendere meno traumatizzante la nuova naia scolastica viene inserita qualche nozione di primo soccorso che, alla ministra sarà sfuggito ma non è che possa sapere che succede nelle scuole italiane, è già presente nell'ora di Educazione Fisica assieme alla conoscenza del corpo umano. A che servirebbe dunque il progetto "Allenati per la vita"? Vero, è anche previsto un sano corso di sopravvivenza, ma non tutti i nostri ragazzi aspirano ad approdare all'"Isola dei famosi", checché ne possa pensare la ministra. Il problema è il torto che fu fatto all'ineffabile La Russa quando venne deciso di non rendere più obbligatoria la leva. Da allora non sa darsi pace (letteralmente) e prova in tutti i modi a far rientrare da qualunque pertugio ciò che sanamente era stato fatto uscire dal portone. Che c'entra Gelmini in tutto questo? E, soprattutto, che c'entrano i nostri ragazzi? Il rispetto per la vita propria e quella altrui non si apprende imparando a mirare bene e sparare meglio; l'aggregazione e la socializzazione nulla hanno a che vedere con la composizione di pattuglie; la sana e salubre attività fisica non passa attraverso esperienze di simulazione di percorsi accidentati. La circolare, infatti, a scanso di equivoci, è diramata dal comando militare lombardo, e l'accordo è con il Ministero della Difesa non con quello per la Salute né tanto meno con quello alle Politiche giovanili e allo Sport. Ora, è mai possibile che la ministra non riesca a capire che l'Istruzione non può essere demandata a La Russa oggi a Tremonti sempre? Possibile che non riesca ad intendere che un compito, sciaguratamente, le è stato affidato e che a quello deve attenersi senza ammiccare all'Economia, alla Difesa, ma pensando seriamente al capitale che ha tra le mani e cioé la formazione del futuro di questo Paese? Se non è capace di provvedervi (il se è eufemistico, a questo punto) con molta dignità lo ammetta e se ne vada. E non scordi la Bibbia che tiene nel cassetto e che è perfettamente coerente con l'istruzione militare che intende dare ai ragazzi. Noi, lo giuro, ce ne sapremo fare una ragione.

No all'impunità. L'appello da firmare.

http://www.repubblica.it/politica/2010/09/22/news/berlusconi_rinunci_allo_scudo_oltre_30mila_firme_all_appello-7301715/
Oltre 30.000 firme per convincerlo che non è al di sopra della Legge. Non so se servirà, so che è mio dovere firmare.

Centoquarantasettemila euro al giorno.

http://www.repubblica.it/politica/2010/09/22/news/spese_camera-7301315/?ref=HRV-1

In silenzio approvano i bilanci,  in silenzio bocciano l'ordine del giorno dell'IdV che chiedeva la cancellazione del vitalizio degli onorevoli, in silenzio ci costano, ognuno di loro, ottomila euro al mese;  centoquarantesettemila euro al giorno solo per gli affitti. E c'è la crisi. Pensa se non ci fosse...

martedì 21 settembre 2010

Stracquadaddari a Sud.

La situazione in Sicilia è grave, tragica, quindi comica. Pensiamo ad un signore di origini democristiane che gestisce l'isola. La DC sarebbe defunta con la Prima Repubblica (dicono, ma sa tanto di leggenda metropolitana), deve necessariamente trovare una nuova collocazione: il CCD parrebbe una buona soluzione. Sì, è cambiata la sigla, le leggi di marketing sono spietate, si sa, ma la sostanza è quella, in fondo, sempre al Centro, sempre Cristiano, sempre Democratico. Quanto durerà il marchio stavolta? Qualche anno, ma non è grave, è già pronto un ottimo UDC che, di nuovo, ha cambiato solo look, gli ideali quelli rimangono. Ma ecco lo strappo, capita anche nelle migliori famiglie: accusato di gestione antidemocratica dai compagni di partito, non ci sta, fonda il suo schieramento. La sigla è nuovissima, MPA, e davvero ci si chiede come farà a sopravvivere senza la D, senza la C, ma,  tant'è, oggi è importante ristabilire l'Autonomia della Sicilia. Si rompano gli indugi, si cerchi un alleato valido: chi meglio della Lega Nord? Certo, l'elettore potrebbe essere un po' confuso sentendo gli attacchi continui di Bossi e soci contro i meridionali brutti, sporchi e cattivi, ma viene prontamente rassicurato dalla comunanza di ideale, l'autonomia, appunto. E poi, c'è comunque il collocamento nella Casa delle Libertà che garantisce quel minimo di continuità con il passato. Il nostro persuade tutti, siamo nel 2008 ed è Governatore della Regione Sicilia. Con i voti dell'UdC. Son trascorsi due anni. La Sicilia ha raggiunto l'autonomia? No, e come poteva? Gli scontri all'interno non si sono mai sedati, il Governatore è stato osteggiato a tal punto da dover riformare la squadra per tre volte. Cedere ed ammettere la sconfitta? Sia mai! Mentre la maggioranza italiana va cercando qualche indeciso di qualunque colore che garantisca i numeri per proseguire, il Governatore riesce a superare perfino il cosiddetto premier: nuova giunta regionale, e siamo a quattro. Fuori i berlusconiani dentro PD, Fli, Api e UdC. Cioè centro, destra, sinistra, sotto, sopra, di lato. Le grida si levano alte, ma la giustificazione è prontissima e non fa una piega: se quelli non gli consentivano di attuare le magnifiche riforme e progressive che male c'è a cercare gli altri? Lui è stato votato, lui ha voluto il popolo, si sta sacrificando per l'elettorato, per quella volontà espressa dai siciliani che lo hanno scelto. Sì, sono le identiche parole che usa b. per giustificare gli arditi passaggi di campo dei possibili nuovi alleati. La convinzione radicata in entrambi che ad essere eletto non sia stato un politico per il suo programma, per i suoi ideali, per le sue alleanze, ma la persona. C'è una malattia, pericolosissima, nella democrazia italiana che accomuna Nord, Centro, Sud e isole e che è possibile trovare solo nelle dittature, il culto di se stessi, lo sprezzo per le elementari basi di diritto, per la Costituzione, per la stessa intelligenza del popolo. Colpa loro? Certo, ma anche di chi, di chiare idee di sinistra, accetta di far parte di questo minestrone. Perché io Lombardo non l'ho votato, io speravo nell'opposizione. A questi nuovi entrati chiedo: ora devo sperare nei berlusconiani, giacché in questo momento preciso sono loro ad essere fuori? Io a chi devo credere, ora? Chi mai dovrei votare se non esiste differenza fra gli uni e gli altri?http://www.corriere.it/politica/10_settembre_21/lombardo-nuova-giunta-contestazioni_dc74e560-c59e-11df-9380-00144f02aabe.shtml

Vent'anni fa in un'aula di Tribunale. Per Rosario Livatino.

Vent'anni fa. Un'aula di Tribunale ad Agrigento, un processo definito "impossibile" da tutti: ero stata definita sostanzialmente pazza per ciò che avevo scritto nel mio libro. A definirmi tale un esponente politico. Non ero pazza, lo denunciai. Con fatica riuscii a trovare un avvocato disposto a seguirmi, poi l'udienza. Tre giudici. Uno di questi, uno dei due a latere,  era giovane, molto giovane, ma era già considerato uno che si faceva sentire. Non sapevo nulla di giustizia, ero stata già preparata a non avere riconosciuta la responsabilità di chi ,con un'arroganza che solo una poltrona può dare, si permette qualunque insulto. Inaspettatamente, però, quel giorno fu pronunciata una condanna, fu stabilito che pazza non ero e che quel signore avrebbe pagato.
Nel corridoio, più tardi, incrociai quel giudice a latere, fu un attimo, mi sorrise.
Se io credo nella Giustizia è per quel giudice ragazzino, per il sorriso di Rosario Livatino.

Chi ama i bambini non li ammazza.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/09/20/news/trovati_i_cadaveri_di_padre_e_figlioletta_ipotesi_omicidio-suicidio_nel_bresciano-7248784/index.html?ref=search
http://www.corriere.it/cronache/10_settembre_19/ospedale-strage-germania_4b6d3438-c417-11df-80e3-00144f02aabe.shtml
Due casi di cronaca mi riportano a parlare di bambini contesi. Uno in Germania, l'altro nel bresciano. In uno protagonista una donna, nell'altra un uomo. Entrambi ammazzano i propri figli. Ma in Italia la nuova compagna dell'assassino punta il dito contro le Istituzioni. Colpevoli di non aver aiutato un uomo che amava i bambini. A parte la considerazione su quanto sia opportuno in questo momento parlare in presenza del dolore della madre di quella bambina, preme sottolineare che ancora una volta la decisione dei giudici si era invece rivelata la più saggia. I due genitori disperati per il mancato affidamento dei figli, se davvero fossero stati motivati da amore e gettati nella più cupa tragedia da un'ingiustizia giudiziaria, avrebbero ucciso sé stessi, non avrebbero tolto la vita a chi non aveva strumenti per difendersi, a chi ci viene detto che amavano. Allo stesso modo la donna tedesca e l'uomo italiano.
Non c'è nessun atto d'amore in un biglietto con su scritto "Dall'alto vi proteggerò", nessuno in una folle sparatoria in un ospedale. C'è la tragedia, piuttosto, del vivere l'affidamento del figlio come un atto risarcitorio e la delirante rivalsa verso chi non acconsente: "Non l'avrò io, non deve averlo nessuno".
Difendere un atto di questo tipo, cercargli delle attenuanti, addossare colpe ad altri è quanto di più ingiusto possa esistere. Nei confronti dei piccoli uccisi, innanzitutto. La signora è stata l'ultima persona in compagnia del futuro omicida, perché non prova a chiedere a se stessa come ha fatto a non sospettare delle sue intenzioni? Come ha fatto a non capire che quell'uomo che amava tanto i bambini stava per sparare con un fucile alle spalle di sua figlia e anche del cane? 

Morta Sandra Mondaini.

Non credo nel paradiso, ma mi auguro esista. Per consentire a chi si è amato di ritrovarsi da qualche parte. http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/09/21/news/sandra_mondaini-3422651/?ref=HREA-1

L'ex premier gay:: chissenefrega.

La notizia più letta e commentata del giorno sul Corriere on-line riguarda la ricerca del nome del premier DC gay. E' Vendola a rivelarlo e fra gli ex democristiani è un rincorrersi di sorrisini o sdegnati dinieghi. Sia gli uni che gli altri m'interessano poco. E pochissimo dovrebbero interessare l'opinione pubblica.
Perché se continuo ad affermare che l'omosessualità non deve essere vista in alcun modo come una pregiudiziale per fare politica, se giustamente pretendo di essere giudicato per il mio operato e non per le mie preferenze sessuali non si capisce davvero che cosa dovrebbe importarci se un premier in precedenza optasse per le compagnie maschili o femminili.
Vendola si è spesso richiamato ad Obama: ora, forse, non sarebbe un male ricordargli che mai Obama ha posto in evidenza il suo colore della pelle ma che ha parlato sempre e solo di programmi.
Riportare il dibattito politico al pettegolezzo non fa bene né alla politica né ai diritti dei gay. Che non devono essere trattati come un fenomeno di costume, non devono essere ridotti ad un nome da ricercare per accontentare il voyeurismo altrui, ma devono essere difesi con precise posizioni e serietà.
Perché Vendola non deve essere boicottato per i suoi gusti sessuali ma neanche votato per quelli.
Potrebbe, cortesemente, sottrarsi a questi giochini di gossip e preoccuparsi dell'emergenza violenza omofoba, ad esempio?
http://www.corriere.it/politica/10_settembre_21/vendola-premier-gay-imbarazzo-dc-roncone_0a13fc5e-c540-11df-8164-00144f02aabe.shtml

lunedì 20 settembre 2010

Adozioni gay e rapimenti di bambini: quando l'omofobia fa dare i numeri.


Dimissioni. Immediate. Si dissoci il Ministro per le Pari Opportunità. Si dissoci il Governo. Si dissocino tutti gli Italiani che sono stanchi di invenzioni pretestuose per giustificare un'ingiustificabile omofobia e che hanno portato questo Paese ad essere teatro di violenza quotidiana contro gli omosessuali. Affermazioni come queste sono di una gravità inaudita, non sono corroborate da nessun dato, non possono essere pronunciate per garantirsi il sostegno della Chiesa né per dare corpo ai propri fantasmi. Se Giovanardi ha problemi a relazionarsi con un modello diverso di famiglia non può essere l'Italia a piangerne le conseguenze, esistono tanti bravi specialisti, si rivolga a loro.

Burqa. Tutto a posto.

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_settembre_20/burqua-sonnino-soluzione-compromesso-1703794991267.shtml

Tutto risolto: la signora all'ingresso mostrerà il volto. E' il risultato dell'incontro pacifico e chiarificatore tenutosi all'interno della scuola. Fuori donne manifestavano la loro solidarietà, indossando il burqa. Una protesta, evidentemente.
No, non del fatto che la signora non fosse presente all'incontro che la riguardava, non del fatto che non le fosse concesso di esprimere la propria opinione. Già, perché chi ha tranquillizzato tutti, ancora una volta, è stato il marito. Che ha deciso per lei. Ma questo non suscita alcuno scandalo.

Sull'affido condiviso. Deliri percentuali.

C'è una polemica che imperversa da giorni in rete: la mancata applicazione dell'affido condiviso da parte dei giudici dei Tribunali per i minori. A sostegno dell'accusa c'è una cifra, 85%. E' il numero in percentuale dei casi in cui il minore viene affidato alla madre. Ora, io ritengo che prima di levare grida bisognerebbe sapere sempre di che cosa si sta parlando, quanto meno per non ingenerare confusione in chi legge e non gettare discredito su chi compie il proprio dovere. Esaminiamo la legge e vediamo dove e come i giudici la disattenderebbero:
    «Art.    155. – (Provvedimenti riguardo ai figli). Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.
    Per realizzare la finalità indicata dal primo comma, il giudice che pronuncia la separazione personale dei coniugi adotta i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento all’interesse morale e materiale di essa. Valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilisce a quale di essi i figli sono affidati, determina i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione e all’educazione dei figli. Prende atto, se non contrari all’interesse dei figli, degli accordi intervenuti tra i genitori. Adotta ogni altro provvedimento relativo alla prole.
    La potestà genitoriale è esercitata da entrambi i genitori. Le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all’istruzione, all’educazione e alla salute sono assunte di comune accordo tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice. Limitatamente alle decisioni su questioni di ordinaria amministrazione, il giudice può stabilire che i genitori esercitino la potestà separatamente."
Allora, il dovere del giudice è quello di fare in modo che il minore abbia un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, possibilmente cercando di mantenere lo status quo prima dell'avvenuta separazione per non causargli traumi e garantirgli stabilità.
Da nessuna parte è invocato un ipotetico affido alternato né si parla di percentuali. Si cerca, come ovvio, di dare al minore la garanzia che sarà accudito come in passato da entrambi i genitori. Che vi debba essere un 50 % è una deduzione personale, infondata ed illogica.
Questa sì sessista.
Se un bambino è stato accudito nella sua infanzia prevalentemente da un genitore, se quel genitore l'ha sempre cambiato quando si sporcava, gli ha dato da mangiare, sa riconoscere i diversi tipi di pianto è follia, in base ad un orientamento sessista, affidarlo a chi fino a quel momento gli si è avvicinato nel tempo libero per giocare con il pupetto. Non ci si improvvisa genitori dopo la separazione accampando diritti che sono in contrasto con l'interesse del proprio figlio, non lo si fa.
E' durante la convivenza che ci si preoccupa di avere un rapporto con il minore, da subito, da appena nato; non si aspetta di essere separati per richiedere un fifty-fifty che destabilizzi il bambino, chi avanza una pretesa del genere non tiene in nessun conto il benessere di chi dice di amare.
Quale giudice potrebbe mai decidere di affidare un bambino a chi non conosce le sue esigenze?
E perché mai gli dovrebbe interessare, al giudice, se si parla di padre o madre? Se la percentuale è "a favore" delle donne significa soltanto che sono state loro quelle che si sono occupate dei bambini prevalentemente e questa è la radiografia della realtà. Se non sta bene all'altro genitore si adoperi per essere più presente quando si è ancora famiglia, faccia valere il suo santo diritto ad alzarsi la notte per calmare il bambino che strilla, a vestirlo ogni mattina, a preparargli i pasti ed imboccarlo, a curarlo quando sta male, a cambiargli il pannolino; non permetta che sia solo l'altro a provvedere, si faccia sentire.
Non può perché lavora e quindi per questo demanda all'altro? Ottimo, che cosa è cambiato con la separazione? Non lavora più? O ha  deciso che assumerà una amorevole tata per occuparsi del bambino in sua vece e al posto di chi l'ha seguito fino a quel momento? In nome di che, esattamente? Non della legge, che tutela il minore, abbiamo visto, e che non parla mai di percentuali.
E, dunque, il genitore meno presente con molta umiltà e tanto amore, si avvicini a quel bambino che non ha conosciuto, non lo pretenda come un risarcimento danno subìto, rinegozi gli spazi, lo aiuti a crescere; è un bambino che sta già soffrendo, infliggergli nuovo dolore è disumano. Allo stesso modo, l'altro genitore rispetti non solo quel che ha stabilito il giudice, ma pensi al benessere di suo figlio: non gli tolga la presenza, fondamentale, che ha sempre avuto accanto, la favorisca, non usi il piccolo come un'arma per punire chi è stato magari un cattivo coniuge.
Senza invocare idiote percentuali. Senza addossare colpe ai giudici che non ne hanno.
Nell'interesse del minore.http://www.camera.it/parlam/leggi/06054l.htm





  

L'inno a b.: dell'ironia e altri delitti

http://www.repubblica.it/politica/2010/09/19/news/causa_guzzanti-7221751/?ref=HREC1-7
Leggo il titolo del giornale e penso "Ecco, siamo alle solite". Sì, sono un tantinello prevenuta, lo confesso.
 Allora mi addentro nella lettura, perché, mi dico, bisogna conoscere i fatti prima di giudicare: non è che hai ragione solo perché ti chiami Sabina Guzzanti.
Con mio stesso stupore, attenendomi ai fatti, devo riconoscere che il magistrale autore non ha torto: ha scritto un testo, è stato adoperato senza chiedergliene il consenso, l'operazione potrebbe configurare la violazione del diritto d'autore. Ma ecco il ma: non è questa l'ipotesi di reato, ci tiene a precisare Vantini, non è per quello che è indignato e ricorre al Tribunale con il beneplacito dell'ispiratore nonché utilizzatore finale dell'inno.
Che è stato composto (non l'avevamo capito, grazie per avercelo ricordato) per celebrare b.
 In sostanza, il delitto, oltre che ovviamente la lesa maestà, sarebbe l'ironia. Una figura retorica , usata da millenni, il cui significato sembra sfuggire al nostro.
Se avesse la bontà di perdere un paio di minuti nella consultazione di un qualunque buon dizionario (se proprio volesse esagerare c'è un ottimo testo di Gian Luigi Beccaria per i tipi dell'Einaudi)  farebbe cosa grata alla Giustizia italiana che ha cosette un po' più serie a cui pensare e di nuovi, inutili, processi mi pare non abbia alcun bisogno.
Un grazie doveroso, comunque, glielo devo: non conoscevo il documentario "Berlusconi show" trasmesso dalla BBC e coimputato nella causa. Uso improprio della sua denuncia?

domenica 19 settembre 2010

Intervista a Sandro Ruotolo


C'è un programma che, ad ogni stagione, non manca di suscitare polemiche ben prima del suo inizio. Non è il Festival di Sanremo né Miss Italia, lì le polemiche sono costruite ad arte. Ad “Annozero” sono vere e viscerali. Si scontrano le due anime di quest'Italia lacerata: chi del programma di Santoro ha fatto un mezzo per esprimere il suo dissenso; chi lamenta la mancanza di obiettività e un attacco al Governo.
In mezzo c'è una redazione che lavora.
Dietro le scene, non sempre inquadrato, anzi raramente, c'è ad esempio chi , per fare informazione, è stato minacciato assieme alla sua famiglia.
Sandro Ruotolo.
Che non si atteggia a divo, che non fa la vittima né l'eroe, che delle minacce ricevute parla appena e lo fa con pudore.
Le sue risposte sono secche, senza fronzoli così com'è lui.
E lasciano aperti molti interrogativi.
Uno su tutti: perché siano in così pochi a fare il proprio dovere.
Non lo chiedo a lui, si schermirebbe.
Nonostante la stima che nutro per lui, anzi, proprio per quella, gli pongo domande “antipatiche”.
Ovviamente, risponde.
Ed altrettanto ovviamente la mia stima aumenta.
Mi auguro anche quella di chi leggerà.

D: Qual è il dovere di un giornalista? A chi ti ispiri?

R: L'ideale di un giornalista e' raccontare i fatti come li vede, senza riguardo per le conseguenze o le polemiche che ne possono derivare". E' a Walter Cronkite, l'anchorman americano che mi ispiro. Penso che il dovere di un giornalista sia quello di raccontare quello che vede. In piena indipendenza che non significa non avere un punto di vista.  Può sbagliare, certo ma l'importante è che non ci sia dolo e che sbagli in buona fede

D: Credi vi sia più censura o autocensura nell'affrontare certi personaggi e temi?.

  R: Esiste la censura ed esiste l'autocensura. Non esistono editori indipendenti. C'è un enorme conflitto di interessi che riguarda Silvio Berlusconi, ma non solo lui. Certo, nella carta stampata c'è pluralismo ma non significa che le cose vadano bene. Diverso è il discorso che riguarda la televisione. In tanti (giornalisti) preferiscono autocensurarsi ( "tengono famiglia"). Da condannare? 

D: Può esistere un giornalismo obiettivo?

R: Giornalismo obiettivo? Sappiamo che non esiste il giornalismo "neutrale". Ha sempre un punto di vista.

D:Hai lavorato per tre anni nelle reti di Berlusconi: non è contraddittorio? Ed avevi comunque la libertà di esprimerti come volevi? 

R: Sono un professionista e nel 1996 l'alternativa alla Rai era Mediaset. Silvio Berlusconi era all'opposizione, la società era stata da poco quotata in borsa. Ci siamo sempre sentiti liberi. Penso alle puntate di Moby Dick su Dell'Utri, Di Pietro, a come abbiamo seguito la guerra in Serbia. 

D: E' normale che un giornalista sia vittima di minacce? Come vivi questa situazione?

R: Non siamo un paese normale. Ci sono decine di giornalisti (l'emergenza in questo momento è in Calabria) minacciati di morte. Colleghi con la schiena dritta, le cui drammatiche storie, purtroppo, non hanno visibilità. E chi è minacciato perde la sua serenità. Certo non è una sensazione bella quando esci di casa e ti guardi a destra e a sinistra. Quando la tua privacy è minacciata.


D: Trovi giuste le accuse di faziosità e quelle sugli ingaggi milionari rivolte ai programmi di Santoro?

R: Di solito l'accusa di faziosità proviene dalla politica che è faziosa, di parte. Chi lavora in un programma di approfondimento, con cadenza settimanale, deve esplicitare il suo punto di vista che non significa non sollevare punti interrogativi, mettere a confronto punti di vista diversi. Un programma televisivo costa. Noi che siamo un programma giornalistico, quindi di servizio pubblico, costiamo meno di quello che guadagna la Rai con la pubblcità. Ci ripaghiamo le spese e non tocchiamo un euro del canone. 

D: Quali fra le tue inchieste ti hanno dato maggiori soddisfazioni?

R: Dopo trent'anni di radiotelevisione sono tante le inchieste di cui "son fiero". Ho raccontato le mafie, le guerre e le storie dei più deboli. Penso agli immigrati di Castelvolturno o di Rosarno. Agli imprenditori che non pagano il pizzo e si ribellano
.
D: Qual è il dovere di una TV di Stato riguardo all'informazione? Può essere assolto in una Rai lottizzata e in mano a raccomandati?

R: La definizione di Tv di Stato non mi piace. La Rai è al servizio del pubblico, dei radiotelespettatori. E il dovere di un servizio pubblico è quello di raccontare i fatti, di dare notizie e di consentire ai cittadini di formarsi un suo punto di vista. Ma per formarsi un'idea il cittadino ha bisogno di confrontarsi con più idee. Pluralismo. Il servizio pubblico è incompatibile con il controllo dei partiti.



Oscar non si arrende

http://www.corriere.it/politica/10_settembre_19/simboli-leghisti-scuola-adro-sindaco-bossi-gelmini_51cd5abc-c3e3-11df-80e3-00144f02aabe.shtml

Come previsto, ad una giusta azione della Gelmini (capita anche a lei, è umana)  corrisponde immediatamente una dissennata reazione di Lancini. Toglierà i simboli dalla scuola di Adro se e solo se glielo ordinerà Bossi.
Che cosa vuol dire in sostanza il cosiddetto primo cittadino? Nulla di nuovo: tutti gli Italiani si devono adeguare alle disposizioni del Ministro della Pubblica Istruzione, anche quando queste prevedono tagli, impossibilità a dimostrare il dissenso, classi sovraffollate e via scellerando, lui no, lui si appella all'unica divinità che conosce.Che gli risponde che ha esagerato. E Bossi è uno che se ne intende di esagerazioni. Quousque tandem...?

Il no al burqa va gridato.

Ci sono questioni che mi lasciano davvero perplessa.
In una scuola dei bambini hanno manifestato la loro paura vedendo una signora accompagnare il figlio totalmente coperta; le madri chiedono che sia consentito almeno che si vedano gli occhi, per tranquillizzare i piccoli e credo anche loro stesse. Mi sembra legittimo, perfino banale. Non lo è. Le reazioni sono indignate: dov'è il rispetto per gli altri? Dove l'integrazione del diverso?
Confesso il mio stupore. Qualche tempo fa mi ero opposta con tutte le mie forze all'idea della legge che prevedesse il divieto d'indossare lo scafandro. L'avevo fatto in assoluta ignoranza, ero, cioé, convinta che quelle donne volessero essere coperte dalla testa ai piedi e, di fronte alla loro volontà, chi è lo Stato per imporsi?
 Ecco, non funziona esattamente così, la libertà dell'individuo non c'è. Quelle donne non hanno affatto scelto loro. Sono costrette dai loro uomini più che dalla religione in sé. Mi pare ancora una volta ovvio che, di fronte ad una simile violenza, si urli il diritto di quelle donne a non indossare il sacro scafandro. E mi sbaglio ancora una volta. Perché questo è un mondo strano.
Mi viene innanzitutto ribattuto che ALMENO la signora in questione viene fatta uscire dal marito che, intanto, al posto suo, rilascia interviste per rassicurarci che non c'è da aver paura e trattasi solo di un'usanza (grazie tante, lo indossi lui, allora); mi viene ricordato che esiste un Islam moderato; mi viene fatto notare che i bambini potrebbero allo stesso modo aver paura di un handicap fisico e quindi si instaurerebbe un clima di non tolleranza per il diverso. Tutto ciò ed altro ancora affannandosi a precisare il netto no al burqa.
Ora io mi chiedo nell'ordine:
1) Il marito almeno le permette di uscire? La signora, qualora fosse approvata la richiesta delle madri, molto probabilmente verrebbe chiusa in casa dal marito? E io dovrei accettare una simile barbarie? E' come se vedessi una donna con chiari segni di violenza sul viso e non denunciassi perché se no l'abusante potrebbe decidere di non farla neanche più uscire. Siamo alla follia? Alla connivenza con il carnefice? Al tacere e rendere una violenza socialmente accettata? Ci sono donne che, ogni giorno, preferiscono la galera piuttosto che assecondare la legge sul velo (alcune non vorrebbero indossarlo, capita): a queste donne la nostra accettazione di una simile barbarie, mentre stanno lottando per un diritto sacro, come la spieghiamo? O chiediamo anche a loro di star zitte perché ALMENO esistono?
2) Che cosa c'entra l'Islam moderato con questa pratica e perché viene richiamato ad ogni passo? Forse che quando ci scagliamo contro i preti pedofili ci sentiamo in dovere di precisare che, per carità, la Bibbia non è d'accordo sugli abusi e che conosciamo tanti cattolici brava gente il ciel li aiuti? Chi ha mai messo in dubbio che l'Islamismo è tutt'altro rispetto a questa barbarie?
3) Per quale motivo dovrei far accettare ad un bambino e far vivere come non pauroso qualcosa che non solo è realmente pauroso ma che ho dichiarato di non accettare? Se sono contrario alla lapidazione perché mai dovrei chiedere a mio figlio di non averne terrore e schifo? E che cosa c'entra la deformità fisica? Quella non è un'imposizione a cui posso ribellarmi, non c'è la possibilità di chiedere a chi porta un handicap di togliersi, cortesemente, la maschera e mi fa specie che possano essere accomunati due piani così distanti con assoluto disprezzo per la logica e l'etica.
Credevo che nel 2010 ci si potesse permettere di criticare una pratica che è violenta verso le donne. Credevo che le donne si sarebbero messe in prima fila per chiedere il rispetto di altre donne costrette al silenzio e all'invisibilità. Credevo che questi fossero i valori condivisi da chi si affanna a parlare di libertà, ma non avevo fatto i conti con il tollerantismo. Con l'idea, tutta nuova, che per mostrarsi di ampie vedute si debba accettare qualsiasi cosa.
Con l'idea, anch'essa tutta nuova, che dire no all'esportazione della democrazia debba coincidere con il sì all'importazione di barbarie.
Io non ci sto. Non sulla pelle di altre donne.

sabato 18 settembre 2010

Capace ed incapace.

http://www.corriere.it/cronache/10_settembre_18/gela-madre-libera_edfa73c0-c33e-11df-824c-00144f02aabe.shtml

Incapace d'intendere e di volere, quindi da curare. Indubbiamente una perizia psichiatrica c'è stata. Indubbiamente persone molto più competenti di me hanno deciso, ma mi chiedo: ora che succederà? Ora che il diritto ha sancito l'impossibilità di mettere in prigione un individuo perché non cosciente di quello che stava facendo, è tutto a posto, tutto dimenticato? La signora è in libertà, chi mi garantisce che non sarà un pericolo per la società?
Mi sovviene la storia di Cogne: Annamaria Franzoni uccide suo figlio, secondo quanto stabilito dalla sentenza, ma viene lasciata per mesi accanto agli altri due figli. A prendersi cura di loro, ma anche eventualmente a reiterare il reato.
C'è qualcosa in tutto questo che mi suona strano, incomprensibile.